Il 22 e il 23 febbraio al Teatro Ponchielli di Cremona va in scena Temporale, una delle opere migliori di August Strindberg, autore svedese nato a Stoccolma nel 1849, dedito all’occultismo e all’alchimia, fondatore nel 1907, insieme all’attore e regista August Falck e sul modello del Kammerspieihaus di Max Reinhardt, del Teatro Intimo.
L’opera, appartiene all’ultima fase produttiva dell’autore, caratterizzata dal tema del viaggio come avvio verso la morte; in Temporale, infatti, Strindberg racconta la lotta di un uomo contro la sua solitudine, tormentato dal desiderio di una vecchiaia serena in stridio con i ricordi del passato. Mentre, infatti, il Signore -personaggio senza un vero e proprio nome comune, a simbolo della valenza universale della sua condizione- si appresta a finire la propria esistenza in un’atmosfera di pacificazione, torna all’improvviso dal passato la sua ex moglie, Gerda, fuggita diversi anni prima con un avventuriero. Parallelamente alle condizioni atmosferiche della “giornata del ritorno” -la scena si apre, infatti, con lampi e tuoni, preludio del successivo forte temporale-, ricompare la donna, provocando una burrasca emozionale che rischia di alterare la condizione di pace cui il Signore ambisce. Tuttavia, con la stessa repentinità con cui la donna fa il suo ritorno, essa esce per sempre di scena, lasciando il povero vecchio alle emozioni post-burrasca, conseguenti l’azione purificatrice dell’acqua, per dare il via alle riflessioni del Signore sulla sua vita e sulle abitudini di cui si vuole accompagnare negli ultimi anni della sua esistenza.
Affascinato da questa drammaturgia e dalle verità esistenziali dell’opera, fu Giorgio Strehler che, nel 1980, ripropose al grande pubblico Temporale; quest’anno, l’allora assistente di Strehler, Enrico D’Amato, dirigerà Franco Graziosi e Giulia Lazzarini in questo viaggio verso la morte e la “verità” di un’esistenza.
«Il Temporale può dirsi opera tra le più sottili e, al tempo stesso, complesse in cui si annodano e si mostrano quasi riassunti, con profonda semplicità, i grandi temi ripetitivi, vorrei dire ossessivi che con alterno rilievo ricorrono in tutto il teatro di Strindberg. Per parte mia vi ho scorto, peraltro, qualche figura diversa, nuova, e persino il rovesciamento di alcuni luoghi comuni strindberghiani. Certo il teatro di Strindberg non sta tutto nel Temporale il quale però costituisce, pur nella sua forma di "teatro borghese", di atmosfera, un’opera che travalica continuamente questi suoi apparenti confini, raggiungendo regioni inesplorate al suo tempo storico e forse ancora oggi. La tensione estrema tra "realtà", o meglio, "il possibile reale" del teatro e "l’irrealtà", proprio perché di teatro si tratta, è avvertita qui come presenza ineluttabile». Così Giorgio Strehler parlava di quest’opera venticinque anni fa.
Enrico D’Amato, dopo Cremona, proporrà la sua fatica anche al Teatro Municipale di Piacenza alla fine di febbraio, per poi spostarsi a maggio all’Argentina di Roma.